Rimettere sempre in discussione le risposte, e soluzioni ai problemi posti. Niente è valido senza analisi dei fondamenti e la lettura delle documentazioni degli esperti. Ripensare e ridiscutere tutto! Serve uno spirito critico nel dibattito e confronto dialettico.
L’economia è il motore di ogni scelta, anche delle guerre che spesso sono giustificate da motivi ideali ma che hanno alla base solo interessi di denaro.
Segue la riflessione sullo stato ideale con i quattro vizi di ogni governo enunciati da Platone, e confrontati con la nostra epoca. Senza pretese di enunciare delle verità o giudizi definitivi, vediamo il terzo di questi vizi tipici di ogni governo enunciati dal filosofo:
Prendendo spunto dalla opera di Platone “La Repubblica”, può essere interessante passare dall’applicazione del modello Ideale alla realtà del nostro tempo. Lo Stato Ideale è lo stato che si riconduce alle Idee, uno stato filosofico che nella realtà non c’è, ma potrà essere realizzato. Per realizzare questa utopia “Utopia” può significare sia “Non-luogo”,
25/10/2020
Critica / Rimettere sempre in discussione le risposte, e soluzioni ai problemi posti. Niente è valido senza analisi dei fondamenti e la lettura delle documentazioni degli esperti. Ripensare e ridiscutere tutto! Serve uno spirito critico nel dibattito e confronto dialettico. Spesso si rischiano reazioni violenti e di censura, mettendo in discussione valori e verità appartenenti alle tradizioni. Chi vorrà mettere a rischio il proprio stato sociale, criticando chi li permette prestigio e ricchezza? Con quali strumenti la plebe che lavora, risparmia e torna stanca dal lavoro, potrà criticare, unirsi e reagire su dei temi che non comprende?
Il tema Covid-19 è ormai in saturazione, ma non essendo interessato ai click di nessuno, continuo nell’esporre la mia tesi. Non più come fonte informativa e critica, ma piuttosto come elaborazione filosofica. Devo dire che sono deluso dall’andamento in corso per quanto riguarda la questione Covid-19. Deluso non tanto per i vertici che decidono sulle restrizioni scontate, ma sui nostri comportamenti, aberranti e nichilisti.
Per questo non intendo proporre tematiche sui negazionisti, complottisti o della maggioranza che servilmente obbedisce e subisce, e mostra sofferenza unicamente per la propria situazione, o nel caso li vada ancora bene se ne frega, sparla a pappagallo ciò che il mainstream strombazza da mesi ormai. La vita va considerata come un esperimento di chi è vòlto alla conoscenza ‒ e non un dovere, non una fatalità, non una frode, ma come strumento della conoscenza, e nel cuore valorosamente vivere e perfino gioiosamente sentirsi felici. Tutto ciò unendo pericoli e vittorie e resilienti modalità di sopravvivere, senza mai delegare il mio destino ad ‘entità esterne come lo stato, gli altri e i colpevoli di turno. In queste verità e imposizioni salvifiche enunciate da premier, virologhi, epidemiologi e giornalisti, ho tentato tramite la mia gaia sete di conoscenza, di informarmi e vederci chiaro. Avrebbe dovuto funzionare da bussola rassicurante, in questa selva di mediazioni, oracoli e proclami. Invece la minaccia della mia/nostra integrità psicofisica in questo periodo di “coronavirus” è sempre più palese. Si è come sollevato il “velo” con cui la cultura dominante dei mercati e del nostro stile di vita improntata sul profitto e successo ad ogni costo, ha nascosto questo dato di fatto, lasciando isolati e impotenti gli uomini che, a turno, da sempre fanno esperienza del dolore e della morte che, inevitabilmente, irrompono nella loro vita.
Dopo questa lunga premessa confido cosa abbia reso la mia vita “più vera, più desiderabile e più misteriosa. È la teoria e linguaggio poetico/filosofico che può spiegare quello che stiamo vivendo in questi mesi, è la filosofia di Nietzsche. Lascio quindi a lui parola, con il suo aforisma migliore sul tema: “La vita stessa ci ricompensa della nostra tenace volontà di vita, di una tal lunga guerra, quale io condussi allora con me stesso contro il pessimismo della stanchezza di vivere, già per ogni sguardo attento della nostra gratitudine, che non si lascia sfuggire i doni più piccoli, delicati e fuggevoli della vita. In cambio riceviamo alla fine i suoi grandi doni, forse anche il più grande che essa possa dare, riceviamo di nuovo il NOSTRO COMPITO” (F. Nietzsche, dalla prefazione di “Umano, troppo umano).
Questo nostro compito di vivere la vita, tramite una conoscenza, che immerge in essa, nonostante, anzi, grazie ai suoi pericoli, riconoscendo in questo stesso “nostro compito, continuamente ci riassegna per il nostro coraggio di aprirle cuore e mente. Forse con questo spirito nietzschiano di “eterno ritorno” che ci costringe a prendere la vita “tremendamente” sul serio, per non condannarci a vivere all’infinito nell’insensatezza? Esistono però forme di conoscenza che, diversamente da quella da lui onorata, ci conducono lontano dalla vita. Quando Nietzsche il cui aforisma mi ispira per questa riflessione, parla di “dovere”, “fatalità”, “frode”, egli intende tutte quelle “rappresentazioni del mondo” che soddisfano il nostro pigro bisogno di risposte chiare e distinte. Esse sono rassicuranti quanto degradante è la prigione di doveri e fatalismo, in cui veniamo imprigionati come in una caverna, di cui vediamo solo le ombre che provengono dall’esterno, e ci danno l’illusione di realtà. Rinunciando, in cambio di quelle rassicurazioni, alla dolce fatica del vivere da protagonista la propria storia.
L’uomo-oltre-l ’uomo caldeggiato dal profeta Zarathustra interpretato in chiave moderna non è altro che l’uomo ipertecnologico contemporaneo alla ricerca spasmodica della “grande salute “, il vaccino miracoloso o quella cura miracolosa che ci salverebbe dal super virus di questi giorni, il Covid-19. Un super virus le cui origini ci sono ignote, e che ci svela quanto la vita è più complessa di quanto si pensi. La prospettiva dell’eterno ritorno in cui il superuomo deve saper collocarsi sarà più idonea alla nuova prospettiva umana, da qualche decennio ormai in modo ciclico in lotta contro coronavirus e virus di tutti tipi, di cui come nel caso del Covid-19 e di altri non si conosce vaccino al momento.
Il superuomo deve porsi come volontà di potenza, ovvero la vita stessa intesa come forza espansiva ed auto superantesi. Da Così Parlo Zarathustra: “Ogni volta che ho trovato un essere vivente, ho trovato anche la volontà di potenza. E la vita stessa mi ha confidato questo segreto “Vedi, disse, io sono il continuo necessario superamento di me stessa”.
Nella storia tra le grandi “potenze spirituali”, oltre alle “grandi religioni” che hanno segnato il destino della nostra specie, vi sono oggi quei sistemi di pensiero, con il pretesto di onorare la vita (il più delle volte non altro che l’ego dei loro “creatori”), come farebbe un prestigiatore ci distolgono l’attenzione ed energia dalla nostra vita, chiudendoci in “verità”, in “nuovi dogmi” alla moda, spesso chiamando a supporto e testimonianza la scienza stessa, una scienza ad uso e consumo del “guru” di turno.
Il tempo del “coronavirus” è un tempo favorevole al loro propagarsi, alla possibilità di decuplicare i loro adepti. È un tempo in cui l’esperienza della propria fragilità, la mancanza di strumenti per cogliere ciò che di buono e bello da essa può derivare, possono renderci facili prede di queste numerose “frodi”. Stupenda è la frase con cui Nietzsche chiude la sua riflessione, con cui anch’io chiuderò la mia, una bussola preziosa offerta a tutti noi per discernere la “giusta” conoscenza dalle sue finzioni: “La vita come amore della conoscenza, con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere!”.
25/03/2020
• La supremazia dell’economia
L’economia è il motore di ogni scelta, anche delle guerre che spesso sono giustificate da motivi ideali ma che hanno alla base solo interessi di denaro.
Le banche hanno il potere di stampare denaro. Tale potere viene esercitato in segretezza. I mass media utilizzano parole e concetti per nascondere tale realtà. Ad esempio, parlano della Banca Europea come fosse legata all’Europa, e non dicono che essa è un’istituzione controllata da pochi privati. Lo stesso avviene per la Federal Reserve, il cui presidente viene nominato dal presidente americano, per dare ad intendere che si tratta di un’istituzione governativa. E invece essa è nelle mani di un gruppo di banchieri privati. Oggi le banche hanno lo scopo principale di saccheggiare i paesi, fornendo banconote con su scritto “Pagabile a vista al portatore”, che in realtà non hanno alcun valore, ma producono debito. Come può esservi competizione tra il nostro paese se i maggiori azionisti attuali sono fondi di investimento esteri? Gli alti vertici decisionali non avvengono più in Italia per esempio nella legge finanziaria, che viene “proposta” e infine “accettata” dai grandi investitori finanziari, tramite lo scudo della BCE.
Per evitare che la gente comprenda questi meccanismi criminali, si spaccia tramite la propaganda una lotta politica inesistente senza limiti tra la gente. Ci siamo incattiviti, perché o indebitati o senza lavoro, e odiandoci perché lo dice la politica parlando di destra e sinistra, fascisti e comunisti, mentre queste realtà non esistono più da decenni. E mentre il popolo vota il pifferaio di turno, loro che possiedono la supremazia economica, organizzano dei forum, e mangiano e si divertono nel lusso inscenando delle battaglie politiche che solo noi ancora crediamo reali. Vedi in occasione del 50esimo vertice del “World Economic Forum” di Davos. Nonostante si è ormai diffusa la consapevolezza che il cambiamento climatico è un tema che riguarda da vicino anche i manager e gli imprenditori perché minaccia la sopravvivenza delle imprese stesse, generando nuovi rischi da gestire con urgenza, le azioni degli attivisti vengono completamente ignorate se non derise. Anzi l’economia ha già ideato tramite l’ambientalista a effetto emotivo (Greta) una propaganda che si sta estendendo a livello planetario, facendo crederci che l’intero mondo giovanile è in rivolta chiedendo ai politici e potenti della terra, di non toglierli il loro futuro ecc. Chiedete a dei giovani che conoscete, informazioni precise sulle cause ed’ effetti del cambiamento climatico, e cosa loro sono disposti a fare per combatterlo. In un prossimo scritto vi racconterò ciò che ho raccolto sul tema negli ultimi anni, e sui numeri da capogiro (100mila miliardi di dollari) di questo business in arrivo nei prossimi anni. È un’impresa ardua per i non-economisti comprendere la complessa rete di relazioni esistenti tra gli stati, i consumatori e le imprese. Scoprire il sistema di relazioni economiche alla base della globalizzazione e i flussi finanziari, soprattutto in dollari, che ne costituiscono la linfa vitale e generano e distribuiscono ricchezza, anche se non a tutti. Essi rappresentano “il volto del potere economico americano” e “una delle riserve di valore più affidabili al mondo”, nonostante il declino dell’egemonia economica, politica e militare degli Stati Uniti degli ultimi decenni. In teoria, consumatori e nazioni nel loro insieme beneficiano della globalizzazione e del libero scambio, nella realtà sono molti i soggetti che restano esclusi da tali benefici. Ecco spiegato il risorgere di nazionalismi e di istanze protezioniste in diverse parti del mondo, come gli effetti della “rotta di collisione tra l’economia globale e la politica interna”. É un argomento talmente complesso per il quale, da profano, mi riduco a poche considerazioni del pensiero dominante, che vede nelle politiche dell’offerta, ossia in un aumento della produttività, la panacea a tutti i mali. Mentre sappiamo che aumento dell’efficienza non è un aumento del benessere e del tenore di vita per tutti, dato che il ritmo di crescita dei salari è inferiore rispetto a quello della produttività. Forse studiare a fondo come funziona il sistema può dare a tutti noi un po’ più di potere? Magari esercitandolo nella scelta dei politici per cui votare, ma anche attraverso le piccole decisioni che prendiamo ogni giorno, in qualunque parte del mondo ci troviamo”. Un potere il nostro da non sottovalutare.
Adesso con il Covid-19 una volta passato il terremoto, il rischio vero è che questo virus possa essere servito ad abbattere completamente lo stato sociale e abbatta la legge sulla privacy, con il rischio della povertà nella ricostruzione. La paura di essere antiglobalista scomparirà, perché ormai ci sono questioni di più vitale importanza, in cui gli stati dovranno guardare prima in casa loro sul come risolvere la crisi incombente. Potrebbe essere la paura la matrice per un cambio radicale di società più autoritaria a partecipazione passiva ? Cosa non si farebbe per la Patria e cosa non è stato fatto tante volte nel passato? Intanto la Germania vuole riprendersi la sovranità produttiva e nazionalizzare alcune imprese strategiche. Tramite una banca pubblica tedesca verranno stanziati 550 mia. di euro e la possibilità di stampare la propria moneta a disposizione del sistema economico, per le imprese e famiglie. Rendendo di fatto la Germania autosufficiente dal punto di vista economico, fregandosene dei trattati con la UE e annunciando così la fine dell’Euro. In questo modo la Germania otterrebbe un’egemonia nel continente europeo che non era riuscito durante la seconda guerra mondiale, colonizzando di fatto il resto degli stati europei. Intanto grazie al Covid-19 il trattato con la UE sul MES per fortuna dell’ Italia è stato congelato.
Conclusione sullo stato ideale di Platone e oggi
L’istinto scomparso nell’uomo da millenni, lo ha reso incodificabile e spesso non ha saputo prendere le decisioni a suo favore. Infatti più di ogni altro essere a bisogno dell’educazione e di una etica sociale. Con l’istinto intendo una reazione rigida che a noi manca. Neanche l’istinto sessuale è rigido, infatti ci permette ad esempio di dedicarci a tutte le perversioni immaginabili, cosa non concessa agli animali, o alla creazione di opere d’arti o poetiche. La cosiddetta sublimazione delle pulsioni, è tutt’altro una caratteristica di un’animale ragionevole. Quindi viviamo di impulsi a meta indeterminata, in cui prevalgono delle regole per convivere. Tra queste vi sono le costituzioni che danno le leggi che ogni cittadino e lo stato dovrebbero tenere conto. I cosiddetti codici di comportamento, già elaborati ai tempi di Platone attraverso le istituzioni. Ma vivendo oggi nella civiltà dell’illimitato, dell’onnipotente abbiamo annullato ogni rapporto che ci legava alla natura e alla solidarietà tra gli umani, lo stato ideale esiste ancora meno che in passato. Esiste però l’idea dello stato ideale, e quando esiste una idea, l’idea fa storia. Come per chi pur non avendo mai visto Dio è persuaso che esiste, e quindi nasce la storia delle idee. Esse non hanno la pretesa di raccontare la verità ma verificarle dal punto di vista della loro efficacia storica e presa in considerazione.
01/03/2020
Segue la riflessione sullo stato ideale con i quattro vizi di ogni governo enunciati da Platone, e confrontati con la nostra epoca. Senza pretese di enunciare delle verità o giudizi definitivi, vediamo il terzo di questi vizi tipici di ogni governo enunciati dal filosofo:
La competizione agli alti vertici
“Il potere richiede, per esser mantenuto, conflitti e lotte di sangue, giustificando guerre e congiure”
Sarebbe riduttivo elencare i molteplici soprusi imperialisti effettuati dai governi europei, cinesi o statunitensi, ai danni dei paesi più poveri, ma ricchi per quanto riguarda le loro risorse energetiche, alimentari e forza lavoro. Chi controlla l'energia e l'informazione (come diceva Grillo vent'anni fa) ha in mano il potere.
Come competere agli alti vertici in tema di sviluppo industriale, tecnologico e di ricerca, se il paese di cui siamo colonizzati impone con l'arma del dollaro, dell'alta tecnologia in ogni ambito, del controllo della rete e dell'informazione planetaria? Imponendoci i tassi d'interessi per lo scambio di merci che a loro convengono, piazzando le loro basi militari in ogni angolo del pianeta ed esportando le loro guerre preventive o "democratiche" in nome della lotta al terrorismo, e chiedendo ai paesi colonizzati d'inviare le loro truppe sui campi di battaglia negli stati cosiddetti canaglia che ancora o in parte credono in una loro sovranità e resistono a non allinearsi a questa competizione impari (vedi Afghanistan, Iran, Cuba, Venezuela e Corea del Nord).
Come competere agli alti vertici, nel nostro piccolo mondo italofono svizzero, per il caso della truffa sui fondi pensione a danno dei nostri connazionali? I nostri rappresentanti sono apparentemente senza armi e certamente in buona fede, ma nei loro comportamenti si dimostrano cinici e (come diceva Petta) da buoni amici vanno a braccetto in pizzeria con i delegati delle istituzioni, mostrando per niente pudore quando fanno credere di avere fatto tutto il possibile. L'importante è non alzare mai la voce con il superiore per mantenere la poltrona e la visibilità per decenni.
Come competere agli alti vertici sulle decisioni prese dal consolato o chissà dal Ministero sul destino delle Case d'Italia o dei Consolati in Svizzera. Se la comunità con le varie associazioni che dovrebbero trovare spazio e rispetto, non hanno nessuna voce in capitolo, anzi vengono prese in giro e scarnate si dà coloro che dovrebbero rappresentarli, come dai delegati del governo di turno?
Come ai tempi di Platone, per essere mantenuto, il potere richiede delle vittime che si compiono nei paesi sviluppati ai danni dei cittadini, sempre più svuotati dei loro diritti sociali, e lotte di sangue nel sud del pianeta tramite il controllo del flusso migratorio e delle risorse energetiche. Niente è cambiato dunque, anzi forse con l'avvento delle Sardine, mostriamo la nostra infelice e incosciente sottomissione, sperando che essendo in tanti a belare, inneggiando alla pace, l'uguaglianza, la non violenza e la neutralità politica, rivendicando con il sorriso semplicemente di esserci, chi detiene il potere si impietosisca.
Ogni nuovo movimento nato dal basso, tramite i loro capi che tradendo l'impulso nascente, dopo avere ottenuto l'ingresso nelle stanze del "potere", verrà assorbito voracemente dal sistema (vedi M5s). In pratica agli alti livelli è in atto una guerra commerciale senza tregua e la competizione tra le corporation e gli stati che li rappresentano, sarà all'ultimo sangue, e lascerà sul campo pochi vincitori (vedi settore automobilistico, tecnologico e alimentare). Intanto i movimenti di contestazione negli ultimi anni vanno moltiplicandosi. Così dopo i venerdì per l'ambiente di Greta Thumberg, spuntano ora le Sardine di Bologna. La domanda da porsi è, come reagisce chi gestisce il potere di fronte ai vari movimenti? Con manganelli e repressione, se davvero la contestazione mette in pericolo la tenuta del sistema. Vedi le giubbe gialle in Francia, le proteste a Hong Kong o i movimenti anti Tav in Piemonte. Nel caso delle Sardine e dei movimenti per l'ambiente, si risolve nella celebrazione mediatica permanente, o beatificazione giornalista immediata con tanto di trasmissioni dedicate. Le sardine si riuniscono in branco, perché questo permette loro di difendersi, proteggersi e affrontare i nemici. Durante la loro migrazione annuale verso il Sudafrica, milioni di sardine depositano le uova, che si trasforma in cibo facile per molti predatori come delfini, sule, pinguini, squali, otarie e balenottere. L’unione a proteggere la loro vita è letteralmente la forza del branco. Ecco così lo vedo questo movimento. Unito a fianco dei loro carnefici, contro tutti coloro che si oppongono al pensiero unico del neoliberismo. In questo modello di società ai bassi vertici aumenterà la guerra trasversale tra il ceto medio e i poveri in aumento, per difendere l'unico diritto ancora rimasto, quello d'acquisto. Ovviamente ci penseranno i diritti civili acquisti a distrarci, dai diritti sociali sempre più esigui. La competizione in questa epoca è sempre più concentrata, nell'economia concreta che ha come principio la lotta senza tregua e all'ultimo sangue, che nessuno oggi, né di destra né di sinistra, mette in discussione. Tutti i governi e gli organismi finanziari si sforzano di promuovere la competitività della propria economia come meccanismo dominante, e gli imprenditori sono costantemente impegnati nel rendere competitiva la propria azienda. Siamo sempre più convinti, che se siamo al punto di benessere attuale, (almeno materiale), è merito della competizione, benché della sua sostenibilità si comincia a dubitare.
Per concludere sul terzo vizio dello stato "La competizione agli alti vertici", non mi posso esimere da non spendere alcune righe sullo sproporzionato potere delle banche centrali. Esse dovrebbero essere
pubbliche per fare i reali interessi dei cittadini, ma ciò è vero solo per un ristretto numero di banche. Nel mondo sono pubbliche solo quella del Venezuela, Iran, Russia, Cina, e pochissimi altri paesi. Pura coincidenza che questi paesi siano quelli più in "guerra" con l'egemonia del dollaro di stampo atlantista? Se la banca è pubblica il denaro che emette non crea alcuna forma di debito con nessuno. Se invece la banca è privata come la FED, questa crea denaro solo a fronte della fornitura di Titoli di Stato, creando di fatto un debito nei confronti della FED e dei suoi azionisti o proprietari che sono di norma banche nazionali e le famiglie, fondi di investimento ed azionisti che le posseggono.
La competizione agli alti vertici si manifesta soprattutto presso le grandi multinazionali, con le loro politiche economiche aggressive, mettendo in pratica una forma estrema di capitalismo, Sono istituzioni come la Banca mondiale (Banca mondiale) e il Fondo monetario internazionale (FMI), che appoggiano il gioco delle multinazionali diventano così parte del problema, invece di essere parte della soluzione per dare a tutti gli stati una possibilità di crescita e di benessere. Le banche posseggono degli strumenti di prestito e li usano in combinazione con la consulenza politica per obbligare la direzione economica e politica dei paesi da sottomettere. In più avendo questi paesi il predominio economico, essi posseggono con grande vantaggio un potere sia tecnologico che militare. Insomma, una lotta impari, in cui a parte gli USA solo la Cina è in grado di opporsi. Senza proclamare complottismi di carattere "fake news", sarebbe meritevole una profonda analisi dello spauracchio del Virus Coronas che domina la scena mondiale mediatica da diverse settimane ormai. Le coincidenze e gli eventi poi avveratesi, proprio in quelli stati che non allineati o in contrasto con gli USA, sono propri quelli inizialmente più colpiti non solo a livello umano, ma soprattutto economico e di immagine per i prossimi anni a venire. Ma mi limito a queste poche considerazioni sul tema, dato che ne resterei contaminato come un virus mediatico e psicologico che sembra non volere arrestarsi. La domanda semplice da porsi, è chi ci guadagna da tutta questa pandemia virale e mediatica? Già eravamo diffidenti nei confronti degli altri prima del Coronavirus (spesso razzisti). Figuriamoci adesso! Alla fine, finiremo per accentuare questa situazione e sarà un altro colpo alle relazioni sociali.
Sono convinto che gli effetti della competizione come fattore disgregante appaia nella sua evidenza, riassumibile nella predazione sistematica e totale di tutto ciò che non è difeso con vigore e sovranità: il terzo mondo, l'ambiente naturale, il tempo personale e familiare, la sicurezza del lavoro e l'identità stessa della persona umana. Sorge spontanea la domanda dei volonterosi e ottimisti come il sottoscritto attivista da tastiera: con cosa la sostituiamo questa "competizione agli alti vertici"? Quale altra dinamica ha un simile potere di autoregolazione e una simile spinta al miglioramento?
29/01/2020
Prendendo spunto dalla opera di Platone “La Repubblica”, può essere interessante passare dall’applicazione del modello Ideale alla realtà del nostro tempo. Lo Stato Ideale è lo stato che si riconduce alle Idee, uno stato filosofico che nella realtà non c’è, ma potrà essere realizzato. Per realizzare questa utopia “Utopia” può significare sia “Non-luogo”, cioè luogo che non c’è, sia “Luogo migliore”, zona felice, sì dovrà seguendo il pensiero del filosofo partire dai mali del presente. Quali erano i quattro vizi di ogni governo al suo tempo, e come in un gioco immaginario applicarlo ai numerosi governi che si sono succeduti nella nostra epoca? Vediamo i quattro vizi tipici di ogni governo enunciati dal filosofo:
• L’incompetenza al potere
Platone ritiene necessaria una divisione in gruppi sociali, non basata sulla nascita ma sul merito. Secondo lui ciascuno deve occuparsi solo di ciò che sa fare e non improvvisarsi professionista in attività per le quali la comunità non ha investito nella sua preparazione
Ai nostri giorni i cosiddetti tecnici hanno spesso agito per conto di forti interessi esterni legati alla finanza nazionale o estera. Il governo inoltre essendo una repubblica parlamentare e avendo una maggioranza che governa per un mandato legislativo, nomina i propri rappresentanti al parlamento in base alle competenze che si suppongono dell’incarico ricevuto. In realtà ogni parlamentare ha il suo ruolo ben definito in base alle strategie di mantenimento del potere, e cambia spesso poltrona e ruolo a seconda delle proprie convenienze. Spesso i troppo competenti con intenzioni reali di cambiamento, vengono messi da parte o impossibilitati di svolgere il loro mandato. Nella sudditanza finanziaria verso l’unione Europea e il diktat di Washington, non contano tanto le competenze ma le imposizioni poste dai padroni delle grandi corporation, che agendo indisturbate e libere da sgravi sia fiscali come di rispetto delle nostre costituzioni impongono le cariche politiche con compiti di sudditanza e servilismo, generando un’incompetenza generale nei rappresentanti al governo. Lo stesso vale per i giornalisti che dovrebbero diffondere l’informazione reale basata sulla loro competenza di indagare sui fatti, ed esporli senza dovere rendere conto al pensiero unico del linguaggio neoliberista, imposto da coloro che finanziano i giornali stessi o i siti e mainstream, vigilati oltre che dai loro redattori, nella rete dagli algoritmi imposti dai motori di ricerca con l’arma della censura, anch’essi di provenienza a stelle e strisce. Più incompetenza e servilismo da parte di chi governa o diffonde le informazioni, e più possibilità di carriera dunque. Ho tralasciato il capitolo sulla non meritocrazia imperante in Italia, fatta di clientelismo, e raccomandazioni al servizio del potere.
• Il perseguimento dei propri interessi
I politici sfruttano i vantaggi che derivano dalle loro cariche per fare i propri interessi e aumentare il loro prestigio, non per il bene del popolo (alcuni esempi)
1) La commissione contenziosa del senato, è pronta a ripristinare il vecchio sistema di calcolo per i vitalizi degli ex parlamentari. Mentre il governo si impegna per sedersi al tavolo delle trattative con i sindacati per la nuova riforma delle pensioni, il senato è ormai vicino a fare un passo indietro riguardo al taglio dei vitalizi, fregandosene della povertà sempre più dilagante.
2) Leggo che tre parlamentari federali su quattro incassano soldi da attività o mandati accessori. Un esponente grigionese percepisce oltre 400.000 franchi grazie solo a tre consigli di amministrazione. Riporta la “NZZ am Sonntag” di un consigliere agli Stati, che riceve 140.000 franchi quale presidente a tempo parziale in una delle organizzazioni mantello degli assicuratori.
3) Sul tema degli stipendi dei parlamentari italiani, la prima voce è l’indennità, quella che nel linguaggio comune è definita “stipendio”, seguono la diaria e i rimborsi: per le “spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori”, per le spese accessorie di viaggio e per i viaggi all’estero, per le spese telefoniche. Completano la scheda le voci sull’assegno di fine mandato, le prestazioni previdenziali e sanitarie e sui trasporti. Tempo fa inserì un link che conteneva tutti gli stipendi pubblicati dei nostri deputati parlamentari che ci rappresentano all’estero, ed è veramente clamoroso che, questa informazione mi sia stata censurata, essendo disponibile a tutti sulla rete. Si fanno i soliti discorsi sulle tasse che sono sempre ingiuste, dei tagli alla cultura e della chiusura delle sedi Consolari o luoghi d’incontro, e di come Roma e tutti i governi senza eccezioni si mostra ingrata nel dare e arrogante nel chiedere. Si dovrebbe adottare come nel settore privato del business, il principio delle merci secondo cui un prodotto esce dalla produzione, se non genera un guadagno. Così anche per i politici, e di tutta la casta che ne trae lucro, sarebbe da tagliare tutti i rami secchi che non producono benessere per coloro che li hanno votati. Ma aimè, siamo noi popolino che prendendoli come modelli, emulandoli, pecchiamo sia di solidarietà verso i bisognosi, i diversi o lo straniero, che curiamo unicamente il nostro orticello perché cosi fan tutti. Tralasciando il discorso sull’inefficienza dei servizi, delle furberie perpetuate da molti cittadini per evadere il fisco, e delle false promesse anche dei nostri rappresentanti in periodi di campagna elettorale, tutta tace quando si parla dei profitti e previlegi dei politici, sia italici che nella nostra confederazione o di chi ci rappresenta nella comunità italiana. Alla fine la lotta non è più verticale, ma orizzontale tra i volenterosi rappresentanti e la comunità che oltretutto latita o si iscrive ad’ un partito o associazione formando dei gruppi in perenne contrasto tra di loro. O sei del PD o della lega o m5s è importante, per fingere delle effimere battaglie contro l’altro che è sempre il furbacchione di turno. Si fanno battaglie sanguinose per dare più diritti civili, e si smantellano quelli sociali, con la complicità del partito di turno, che si limita al perseguimento dei propri interessi personale, come ai tempi di Platone. Con la differenza che allora la società era chiaramente divisa, tra cittadini e schiavi. Sono cambiati solo i termini, e la natura umana è rimasta la stessa oserei dire